Paolo Pigozzi

Riflessioni

Uno si guarda in giro e la sensazione prevalente è quella dello scoraggiamento e dell’impotenza.
Di fronte a problematiche gigantesche e all’enormità della crisi climatica viene da pensare che il contributo delle scelte individuali si perda come una goccia d’acqua nell’oceano.

Si può anche consumare alimenti biologici, cercare di ridurre o eliminare la plastica dalla propria quotidianità, utilizzare mezzi di trasporto ecologici (pedalare!), rispettare la natura, coltivare l’orto senza veleni e molto altro che sicuramente i lettori hanno in mente, ma sembra proprio che “fare la propria parte” sia comunque inadeguato rispetto alle necessità globali della crisi in atto.
Ad esempio, faccio con costanza e da anni la raccolta differenziata della plastica. Eppure la plastica non diminuisce, ma aumenta e io mi ritrovo regolarmente con sacchi di involucri di plastica da smaltire. Mi domando a che cosa serva che la plastica venga gestita lungo percorsi industriali di riciclo e riutilizzo, se poi ritorna nell’ambiente inquinando un’altra volta tutti gli esseri viventi, umani, animali e vegetali, nessuno escluso.
Ancora: da quando ho l’età della ragione circolo in città e vado al lavoro in bicicletta. Tuttavia 60 anni fa partire in bici dalla periferia e arrivare in centro era un piacere. Ora il traffico automobilistico è aumentato esponenzialmente e pedalare (almeno fuori dalle piste ciclabili) è un azzardo buono per chi accetta di mettere a repentaglio la propria vita.
Al di lĂ  del piacere e della soddisfazione personale, è servito il mio tenace pedalare per cambiare il traffico nella mia cittĂ ? Mi viene qualche dubbio. In un periodo dell’anno nel quale si fanno i buoni propositi, mi verrebbe quasi quasi da buttare tutto alle ortiche e adagiarmi nel tran tran quotidiano. Per fortuna ho riletto recentemente un’intervista a Grammenos Mastrojeni, diplomatico, professore universitario che insegna “Soluzione dei conflitti” e “Ambiente, risorse e geostrategia” e autore di saggi su ambiente ed equilibri geopolitici (trovate l’intervista su ExtraTerrestre, il supplemento ecologista de Il Manifesto del 2 dicembre 2021).
Secondo Mastrojeni le nostre azioni individuali avrebbero un effetto molto più ampio di quello che possiamo pensare. Sia in senso negativo (è noto da tempo l’“effetto farfalla” per cui, secondo la teoria del caos, un semplice battito d’ali può causare un uragano dall’altra parte del mondo), ma anche in senso positivo. Dice il prof. Mastrojeni: “Se ognuno di noi agisce in maniera coerente e rispettosa degli ecosistemi, gli effetti positivi delle nostre azioni vengono amplificati e hanno ricadute molto maggiori di quelle che ci aspetteremmo”.
Potremmo, dice ancora il professore, “battere le ali nella direzione giusta” e innescare, come individui, gruppi e comunità, catene di conseguenze assai significative. Ad esempio, la scelta individuale di non mangiare carne migliorerà la mia salute e quindi, essendo più sano, costerò anche meno al sistema sanitario nazionale. Si potrebbero quindi liberare risorse per ridurre le tasse, lasciandomi più soldi in tasca che potrei spendere per migliorare la mia cultura o per rendere più efficiente il consumo di energia della mia abitazione.
Inoltre le mie scelte contribuirebbero perfino a orientare in modo più equo e giusto la produzione di cibo, un sistema industriale squilibrato che attualmente affama due miliardi di persone e ne fa ingrassare altrettanti. Il ragionamento è convincente e, almeno per quest’anno, tengo duro.

Auguri.


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